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Tradizione

di granita e nivarata

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La granita non è solo una pausa di gusto: per il siciliano è un vero e proprio prezioso rito.

Acireale è certamente uno dei luoghi più apprezzati dove gustare un'autentica granita siciliana.
Alle mandorle, al limone, alla fragola, al pistacchio, ai gelsi: ognuno ha il proprio gusto di granita del cuore e sceglie di consumarla con la caratteristica brioche "con il tuppo" e con una generosa porzione di panna sopra e sotto la granita, per i più golosoni.

Quello della granita, d'altronde, è un rituale che proviene da molto lontano, addirittura pare anche dalle dominazioni arabe. Ma è durante il periodo medievale che si è sviluppato il culto della famosa "nivarata" - ricordato negli anni anche da un celebre festival che si svolge proprio ad Acireale - alimentata dal certosino lavoro dei "nivaroli", che d'inverno andavano sull'Etna a raccogliere la neve e poi si premuravano di conservarla nelle apposite "neviere" per proteggerla dall'afa.

 

In particolare, ad Acireale, la via tradizionale di maggiore vendita era via Lancaster: qui la neve - precedentemente conservata in apposite fosse scavate nel terreno e poi confezionata in balle coperte di felci e portata in paese - veniva grattata, aromatizzata con frutta e sciroppi e trasformata nell'antesignana della granita: la nivarata. E questa, in particolar modo, veniva venduta alle famiglie aristocratiche del posto che la amavano moltissimo. Nei decenni a seguire, poi, la nivarata, si è evoluta sino a diventare la "nostra" classica granita, preparata -  in appositi pozzetti raffreddati con ghiaccio - con acqua, zucchero e aromi e con una consistenza molto più cremosa. Oggi è un rituale di culto, uno dei preferiti e più autentici della nostra tradizione siciliana.